Riassunto libro "Il Gattopardo"
Riassunto de "Il Gattopardo"
APPUNTI SUL
GATTOPARDO
ANALISI GENERALE DEL LIBRO
Uno dei temi più importanti e
presenti in tutto il testo è quello del paesaggio, non solo quello che fa da
sfondo ma tutto l’insieme formato anche da odori, suoni e sensazioni, che
servono per meglio definire il ruolo primario e molto ben evidenziato. Per
tutto il testo è presente l’idea della morte che è rappresentata con un aspetto
cromatico ridente dato da un’orgia di colori, già con la recita del rosario, la
corposità e l’insistenza del paesaggio è facilmente individuabile, e sembra
voler evidenziare ogni gesto anche il più piccolo che la mette al centro di
tutto, dove i colori e i suoni sono il suo segno e il suo linguaggio. La morte
è infatti nel fremito letale della vicenda in particolare quella del gattopardo
è nel suo sorriso, per identificare è utilizzata una figura femminile che va a
prendere il protagonista da vicino e lo porta con se, questo indica come nel
romanzo la morte e la sensualità siano sempre mescolate una all’altra. Un’altra
immagine della morte è data dalla scena del soldato morto, a questo particolare
sembra evidente che la morte è della luce e che si riversa su se stessa. Tutto
questo rende lo stile quasi maniacale e le scene si susseguono una all’altra e
il narratore le narra esplicitando tutto minuziosamente. Il linguaggio di
questa narrazione non conosce discrezione ma è molto deciso e lineare, quasi,
in qualche modo, insistito. L’autore, Tomasi di Lampedusa, mette nei suoi testi
commenti personali, ne abbiamo un esempio quando parla di Donnafugata citata
anche in un altro libro, questo indica che in qualche modo nel raccontare mette
della realtà e degli avvenimenti reali legati al suo passato.
Di donnafugata sono descritti
minuziosamente piccoli ma ricchi particolari, come i cibi (timballo di
maccheroni e gelatina al rhum), e dai cenni caricaturali del ballo, dietro ai
quali si nasconde la realtà di una società che va distruggendosi. Nelle scene
finali il paesaggio è molto ben definito, c’è quasi una sovrabbondanza di scene
che indica la grandezza di un paesaggio che non può essere salvato. I critici
pensano che l’autore abbia usato la Sicilia come un pretesto dove raccontare il
suo pessimismo, e la sua analisi storica è molto riduttiva quindi la Sicilia
rappresentata non è reale ma solo lo scenario ideale per rappresentare il
dramma di Don Fabrizio nel quale si
rispecchia. Non bisogna quindi confondere una pagina storica con un racconto
metafisico dove la storia viene strumentalizzata per fini poetici. La verità è
che l’autore è un moralista assetato di giustizia e il suo pessimismo è
l’espressione polemica della sua frustrazione (senso di inutilità) che vede
molta diversità tra la realtà com’è e come dovrebbe essere. Il gattopardo è
dunque una protesta contro la vita.
Per quanto riguarda la critica
ricordiamo:
GIUSEPPE DE ROSA: ha colto
nella liricità i sentimenti del gattopardo nelle immagini, nella sua intimità
spirituale. Il difetto più grande per lui è il pessimismo senza uscita che
viene trasmesso. La fede di Don Fabrizio è panteistica, indica che Tomasi è
ateo e la morte di Dio nel cuore umano.
GENO PAMPALONI: il grande
tema è tra la storia e il destino individuale. Abbiamo la finzione di un
romanzo storico che però da parte a un pessimismo più vasto. Non crede al
valore collettivo che è laico e che partecipa con pietà al nostro destino. La
sua religiosità è nell’accettazione della rinuncia. Il vero motivo centrale è
quello della morte, ed esprime quindi il disincanto e la crisi di una vera
generazione che ha fallito il suo appuntamento con i valori spirituali. Nella
crisi del principe possiamo leggere il
dramma che ha vissuto l’autore nell’unità d’Italia.
ELIO VITTORINI: aveva una
visione del gattopardo e della letteratura legata alla politica, egli fa il
confronto con “i vice re” e mette in risalto come non appartiene all’alta
letteratura. La concezione della morte è antiquata, imputa al libro il fatto di
non proporre un messaggio positivo e privo di insegnamenti morali. Ma è stata
smentita dall’ottima riuscita di pubblicazione e di lettura del popolo. È un
libro “riuscito”. Proprio questo l’ha fatto diventare famoso. La critica di
Vittoriani è stata oggi incettata.
COMMENTO PERSONALE
Dovendo esporre le mie personali
considerazioni non posso che iniziare dicendo, in tutta sincerità, che ho
trovato parecchia difficoltà nel riuscire a interpretare questo libro, infatti,
presenta molti temi contrastanti, che a me personalmente non sono emersi a una prima lettura, forse
troppo poco approfondita e molto superficiale. All’inizio non avevo notato come
l’autore in questo libro abbia descritto se stesso e questo mi ha colpito, solo
dopo un’accurata analisi ho capito che attraverso il protagonista ci mostra la
sua sfiducia e la sua indifferenza nei confronti politici e sociali del tempo e
svela il vero volto della Sicilia, che è chiusa in se stessa e nei suoi
abitanti, resa ancor più accentuata dal linguaggio che è sottile ma al tempo
stesso privo di sfumature. Prima di leggere questo romanzo ho sempre pensato
che non bisognasse mai guardare indietro, ma sempre avanti, mi sono trovata
quindi in forte contrasto ma anche incuriosita e con molta sorpresa il
gattopardo è l’unico libro, che ho letto fino a questo momento, che mi ha
portato a riflettere e a mettere in dubbio le mie idee cercando di capire la
vita di tutti i giorni attraverso quella del passato. Tanti sono i pezzi che mi
hanno fatto riflettere, ma il punto in particolare che mi ha colpito di più è
quello in cui Tancredi dice: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che
tutto cambi”. Ho ripensato, dovendo svolgere i compiti, a quest’opera e ho
notato che anche se è un libro apparentemente corto è degno di esser ricordato
e meditato, le prime pagine mi sono sembrate lunghe e noiose ma se si ha la
pazienza di aspettare un po’ si può notare che a queste ne seguono altre piene
d’interesse e di trasporto. La parte, il tema, che sicuramente mi ha coinvolto
di più è quello della morte o meglio l’idea della morte presente nei piccoli ma
significativi particolari in tutto il testo, questa morte che assale il
principe quando si accorge dai segni dell’età, dati dal suo dolore, dalla sua
coscienza del tempo che passa e che non si può fermare, ancor più la morte del
gattopardo, la sua vita che termina di fronte al mare, tra l’odore guasto della
periferia, molto ben identificata anche quando viene raffigurata come una
bellissima donna vestita di scuro, che avvicinatasi al principe, lo prende con
leggerezza e lo porta con se, rappresenta per me uno dei passi più belli.
L’autore grazie a questo suo modo di scrivere mi fa sentire come se anch’io
fossi un personaggio della storia, che, anche se non interviene e fa solo da
spettatore, lo vive con entusiasmo in prima persona. Non ho visto il film prima
di leggere il romanzo come spesso accade, e di questo mi ritengo
particolarmente fortunata, poiché questo mi ha portato ad immaginare tutto, ad
ambientare ogni singolo avvenimento in luoghi che non conosco concretamente ma
che erano solo frutto della mia fantasia e a dare a ogni scena un colore sempre
diverso, mentre il film invece mi ha fatto entrare di più nel vivo delle
vicende provando in me sensazioni, anche se diverse, molto suggestive.
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