Max Weber
Riassunto sulla figura di Max Weber
Riassunto su Max Weber
Max Weber
W. è probabilmente lo studioso che ha più influenzato la sociologia del XX secolo .
- Erfurt nel 1864 e morì a Monaco nel 1920.
-Figlio di un giurista e deputato ,membro di una famiglia dell’alta borghesia tedesca.
Il concetto di “idealtipo” e i fondamenti dell’agire sociale
L’oggetto della sociologia è dunque l’agire sociale, ossia un agire “orientato all’atteggiamento di altri”; non tutti i tipi di azione sono dunque “sociali”.
L’agire sociale può essere di diversi tipi che W. chiama idealtipi o tipi ideali che sono delle sintesi, delle astrazioni cui è utile ricorrere per ridurre l’infinita varietà di fenomeni sociali ad un insieme fruibile di categorie. Hanno cioè il significato di “puro concetto ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata”. In tutta l’opera di W. compare il concetto di “tipo ideale”, in 3 diverse specie:
1. ad un primo livello ci sono le formazioni storiche colte nella loro individualità (capitalismo occidentale)
2. ad un livello leggermente più astratto compaiono tipi di fenomeni che so possono presentare in formazioni storiche diverse (la burocrazia)
3. ad un livello ancora più astratto, si hanno tipi generalissimi che sono un tentativo di rendere interpretabile e confrontabile l’agire in un numero elevatissimo di casi.
A quest’ultimo livello corrispondono, per W., 4 tipi diversi di agire sociale:
- l’agire razionale rispetto allo scopo, per cui il soggetto ha una chiara visione del suo obiettivo e la sua azione serve a conseguirlo
- agire razionale rispetto al valore, per cui il senso dell’agire risiede nel valore in se dell’agire stesso. Tale agire è comprensibile in riferimento ad un valore che è rilevante per il soggetto a pressscindere dalle conseguenze che l’azione può comportare;
- agire affettivo, dettato dalle emozioni o dai sentimenti di chi agisce;
- agire tradizionale, dettato da un’abitudine acquisita.
Secondo W., nel mondo moderno, si assiste ad un crescente predominio dell’agire razionale rispetto allo scopo ed a ciò corrisponde lo sviluppo di un processo di razionalizzazione.
Il concetto di capitalismo
Per quanto riguarda la sua organizzazione economica, la società occidentale moderna ha come perno il capitalismo. La definizione di W. di capitalismo parte da quella di agire economico di tipo capitalistico, per cui i soggetti agiscono al fine di conseguire un guadagno, in modo formalmente pacifico, sfruttando abilmente le congiunture dello scambio. Altra caratteristica peculiare del capitalismo occidentale moderno è l’organizzazione razionale del lavoro formalmente libero cioè l’uso di lavoratori salariati formalmente liberi per lo svolgimento delle attività d’impresa.
Rispetto a Marx, in W. è assente il tema dello sfruttamento, in quanto W. lo considera una critica morale e non è parte della definizione scientifica di capitalismo;
W. richiama inoltre l’attenzione su alcuni fattori che sono stati necessari perché il capitalismo occidentale moderno potesse svilupparsi:
- la disponibilità di lavoro formalmente libero;
- lo sviluppo di mercati aperti;
- la separazione tra famiglia e impresa (ossia tra sfera domestica e sfera del lavoro);
- lo sviluppo di un diritto formalmente statuito, con norme stabili.
Per W., la combinazione di tali fattori si è prodotta solo nell’occidente moderno.
Lo spirito del capitalismo e le sue origini nell’etica protestante
Ciò che caratterizza soprattutto il capitalismo occidentale moderno è una mentalità specifica che W. chiama “spirito”, cioè un’enfasi sull’importanza del lavoro e sull’importanza di reinvestire nell’impresa i proventi delle attività economiche.
Per W. il principale fattore che ha determinato il sorgere del capitalismo è stata la peculiare attitudine razionalistica che caratterizza la civiltà moderna.
Nel saggio L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, W. si sforza di definire le origini di questa disposizione che secondo lui vanno cercate nelle forme religiose, in particolare nel protestantesimo. Alcune caratteristiche della dottrina protestante ( e in particolare quella calvinista) secondo W. hanno fondamentale importanza nella nascita del capitalismo. Anzitutto l’enfasi che il protestantesimo pone sulla vita mondana, per cui si instaura il concetto di “Beruf” che significa contemporaneamente “professione” e “vocazione”, per cui i compiti profani ed in particolare professionali di ciascuno acquisiscono un carattere sacro. Poi l’assoluta imperscrutabilità del volere divino e la sua totale indipendenza dalle azioni degli uomini, per cui l’uomo non può nulla per influenzare ciò che solo la Grazia può concedere.
Lo sviluppo del capitalismo tende a perdere, nel suo corso, i propri fondamenti culturali legati all’etica protestante, infatti la situazione che essa produce, dice W., è paradossale:favorisce la produzione di ricchezza, ma la ricchezza, una volta prodotta, gioca contro gli impulsi religiosi originari, favorendo proprio ciò che questi chiamavano tentazione. Quindi, una volta avviato, il capitalismo non ha più bisogno dell’aiuto dell’etica. W. esprime la perplessità di fronte al carattere “contraddittorio” del capitalismo che sembra distruggere proprio le forze che l’hanno fatto nascere.
L’”avalutatività” delle scienze sociali
La sociologia di W. è dichiaratamente avalutativa.
I valori sono orientamenti culturali di fondo che orientano le nostre condotte. E’ necessario distinguere tra riferimento ad un valore e giudizio di valore. Il riferimento ad un valore è il soggettivo riferirsi nella propria condotta a certi valori. Il giudizio di valore è un’affermazione che dichiara “è bene” o “è male” riguardo a certi fenomeni
Ciò che garantisce l’oggettività dal lavoro dello scienziato sociale è che, nel corso della ricerca, egli si sforzi di essere consapevole dei propri orientamenti soggettivi ed eviti di emettere giudizi di valore rispetto ai fenomeni che studia. L’oggetttività è frutto di tale disciplina che si chiama avalutatività.
Alcune categorie della sociologia weberiana
La relazione sociale si ha quando, essendovi più attori sociali, il senso dell’azione di ciascuno si riferisce all’atteggiamento dell’altro, in un modo tale che le azioni sono reciprocamente orientate tra loro.
Individui posti in relazione costante fra loro possono costituire
- comunità quando la relazione si basa sul sentimento di una comune appartenenza,
- società (o associazione) quando la relazione si basa su una convergenza di interessi.
Comunità e società sono per W. degli tipi ideali di relazioni sociali, forme di agire sociale in cui l’accento è posto sull’integrazione dei membri del gruppo.
Esistono però anche relazioni sociali di tipo opposto: la lotta è un tipo di relazione sociale in cui ciascun attore mira alla sopraffazione dell’altro. W. ne osserva la presenza ricorrente nel mondo umano. Il conflitto è per lui una dimensione sempre inerente alle possibilità umane dell’agire.
Le relazioni sociali possono essere aperte se la partecipazione all’agire sociale reciproco è possibile a chiunque, e chiuse se esiste un ordinamento che limita l’accesso solo a chi possiede determinati requisiti.
Una relazione sociale chiusa costituisce un raggruppamento sociale (Verband) quando esistono una forma di governo ed eventualmente un apparato amministrativo alle sue dipendenze.
Un raggruppamento politico è un gruppo sociale definito attraverso l’occupazione di un territorio, la nozione di continuità nel tempo e se è presente la possibilità di minacciare l’uso della forza fisica per imporre il rispetto delle regole. In particolare lo Stato è un tipo di raggruppamento politico che dispone del monopolio della violenza legittima su un determinato territorio
Le forme di legittimazione del potere
W. distingue tra “potenza” (Macht) quale qualsiasi possibilità di far valere la propria volontà, e “potere” (Herrschaft) quale la possibilità che un comando possa ottenere obbedienza presso certe persone.
Chi subisce la potenza si vede costretto a seguire la volontà altrui, nel caso del potere, qualcuno obbedisce ad un comando in quanto ritiene legittimo il potere che ha emanato tale comando.
W. distingue 3 tipi di legittimazione del potere:
- legittimazione di carattere tradizionale quando poggia sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni ritenute valide da sempre
- legittimazione di tipo carismatico quando poggia sulla dedizione al carattere sacro, alla forza eroica o al valore esemplare di una persona e degli ordinamenti rivelati o creati da essa. Il potere che si basa sulla legittimazione di tipo carismatico ha grandi possibilità di produrre mutamenti.
- legittimazione di carattere razional-legale quando poggia sulla credenza nella legalità di ordinamenti statuiti; in tal caso l’obbedienza è prestata alle leggi che sono impersonali e derivano la loro legittimità dal fatto di essere razionalmente statuite, cioè prodotte in modo razionale sulla base di una discussione formalmente pacifica. Questa è la forma di legittimazione del potere più tipica delle società moderne.
La burocrazia
Ad ogni forma di potere legittimo corrispondono forme tipiche.
La burocrazia è la forma tipica di apparato amministrativo connessa al potere razional-legale. In rapporto allo Stato moderno, essa consiste in un apparato di individui espressamente organizzato per espletare compiti amministrativi; tali individui sono detti funzionari ed espletano le loro funzioni amministrative in base a procedure standardizzate obbedendo ad un’autorità impersonale.
La burocrazia nello Stato moderno si fonda sui seguenti principi:
- esistenza si servizi e competenze rigorosamente definiti,
- gerarchia delle funzioni
- separazione tra la funzione e l’uomo che la svolge (= la carica non è di proprietà del funzionario)
- reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione e sulla base di esami
- retribuzione del funzionario mediante un salario pagato dallo Stato
In quanto sistema di amministrazione, la burocrazia è più efficiente di altri sistemi, quando si tratti di amministrare società ampie e complesse. D’altro canto, in quanto basata sulla spersonalizzazione, presenta lo svantaggio di favorire la deresponsabilizzazione dei singoli funzionari; inoltre, in quanto basata su procedure standardizzate, sfavorisce l’innovazione; e ancora i corpi amministrativi burocratizzati possono sviluppare interessi particolaristici. Per cui il controllo dei corpi amministrativi burocratici è uno dei problemi fondamentali del funzionamento delle democrazie contemporanee.
La stratificazione sociale
La stratificazione sociale è il modo in cui in una società gli individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati e ordinati gerarchicamente.
Per W. in ogni società coesistono diversi ordinamenti che corrispondono a diversi punti di vista da cui la società può essere considerata. All’interno dei diversi ordinamenti la stratificazione si presenta secondo criteri differenti; in particolare esistono:
- un ordinamento economico dal cui punto di vista la nozione di classe è centrale e per W. è un insieme di individui che condivide analoghe possibilità di procurarsi beni economici ed hanno simili interessi economici.
- un ordinamento culturale all’interno del quale la stratificazione si esprime nella nozione di ceto quale insieme di individui che condividono un certo “status” socialmente riconosciuto
- la stratificazione politica si realizza nelle forme degli apparati politici e amministrativi di un gruppo sociale.
Razionalizzazione e disincanto del mondo
La sintesi più alta del pensiero di W. è contenuta nella conferenza dal titolo La scienza come professione.
Qui il processo di razionalizzazione è inteso come l’elemento essenziale della vita moderna e corrisponde alla conquista di una specifica efficienza e produttività delle procedure che sono applicate per dominare tecnicamente i diversi aspetti dell’esistenza. Corrisponde anche alla crescente fiducia nel fatto che tutte le cose possono, in linea di principio, essere dominate dalla ragione. Questo comporta un disincanto dal mondo per cui vengono progressivamente espulse spiegazioni e comportamenti di tipo magico o religioso.
Il soggetto moderno promuove lo sviluppo delle capacità tecniche ma anche un disincanto e un atteggiamento esclusivamente strumentale verso la natura.
Qui sta il paradosso della modernità: l’idea che la ragione possa in linea di principio dominare ogni cosa e essa stessa una fiducia non giustificata razionalmente. Inoltre la scienza non dice e non può dire se sia giusto o sbagliato dominare tecnicamente il mondo. C’è quindi una scissione tra razionalità e valori che, per W., comporta l’individuazione della responsabilità personale come fondamento dell’etica.
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